I TRADUTTORI SERBI DEI SONETTI DI PETRARCA. PER UNO SGUARDO PANORAMICO
Кључне речи:
Francesco Petrarca, petrarchismo, traduzione poetica, letteratura tradotta, poetri-traduttori, letteratura serbaСажетак
Sebbene sia finora stata solo sporadicamente oggetto di studi specifici, anche nel polisistema letterario serbo moderno esiste una tradizione di versioni, o trasposizioni, dei sonetti di Francesco Petrarca. Dopo il primo rifacimento petrarchesco realizzato da uno dei poeti che hanno introdotto la forma del sonetto nella letteratura serba, Jovan Pačić, tale tradizione comincia con la versione di Rvf 132 eseguita da Vladislav Stojadinović Čikoš (1835) e si consolida nella seconda metà dell’Ottocento grazie al lavoro di traduttori non distintisi, in realtà, come poeti, quali sono Stojan Novaković e Lazar Tomanović. Tuttavia, è nel Novecento che la prassi di tradurre i sonetti di Petrarca prende davvero piede e coinvolge alcuni dei maggiori poeti-traduttori e sonettisti serbi (Aleksa Šantić, più tardi e più intensamente anche Ivan V. Lalić, Stevan Raičković, Ljubomir Simović), costituendo un fattore importante dell’europeizzazione e dell’ammodernamento della lirica serba a partire dalle versioni di due sonetti petrarcheschi (Rvf 218, Rvf 220) stampate sul Srpski književni glasnik nel 1901. Si può constatare che i momenti salienti dell’attività di trasposizione dei sonetti di Petrarca in lingua serba coincidono con i periodi di maggiore fioritura del sonetto originale nella letteratura serba e della poesia lirica serba in assoluto.